esigiamo!

ESIGIAMO IL DISARMO NUCLEARE TOTALE: APPELLO AL GOVERNO ITALIANO

(adesioni sui siti:

www.energiafelice.it

www.osmdpn.it

http://wilpfitalia.wordpress.com/

www.peacelink.it )

 

N.B - Riportato in fondo il testo della Lettera aperta (28 aprile 2016) alle e ai parlamentari: L'ITALIA SI SCHIERI CON IL FRONTE ANTINUCLEARE A GINEVRA

 

E' semplicemente spaventosa l'attuale condizione nella quale l' Umanità si trova imprigionata, presa in ostaggio da un pugno di leaders politici, che credono ancora nella "deterrenza" fondata sulla massima capacità devastatrice: una condizione creata dalla minaccia degli arsenali nucleari, distribuiti tra i nove Stati "detentori", e contenenti circa 20.000 testate, con un potere distruttivo di 600.000 (sì, seicentomila !) bombe di Hiroshima, equivalenti a circa 1300 kg di esplosivo convenzionale (TNT) per ogni essere umano !

L'olocausto nucleare definitivo potrebbe essere scatenato da calcoli politici folli, ma persino per errore o per caso, sapendo che circa 2000 di queste bombe sono in stato permanente di massima allerta, montate su dei missili pronti a essere lanciati nel giro di 15 minuti, e tenuto anche conto dei fallibili software di comando, controllo e comunicazione, che ripetute volte in questi 70 anni di "era atomica" hanno già rischiato di farci saltare tutti per aria.

E' soprattutto per evitare questo assurdo e terrificante rischio della "guerra nucleare per errore", che devono essere eliminate, senza se e senza ma, tutte le armi nucleari.

Ma va sottolineato che tale scopo non può essere ottenuto con le sole iniziative di vertice in sede ONU e/o con i vari percorsi di colloqui intergovernativi. E' vero che un percorso nuovo e carico di speranze concrete è stato da poco aperto con l'iniziativa internazionale sulle "conseguenze umanitarie delle armi nucleari", in un primo tempo alla Conferenza di Oslo (nel Marzo 2013), poi a quella di Nayarit (Messico) nel febbraio del 2014, infine con quella appena conclusasi a Vienna nel dicembre 2014. E' un percorso che si aggiunge alle tradizionali sessioni quinquennali per l'attuazione del Trattato di non proliferazione nucleare o, ancora, alle riunioni per la creazione di zone continentali o semi-continentali libere dalle armi nucleari, tipo quella che una conferenza già prevista nel 2012 avrebbe dovuto stabilire in Medio Oriente e che ora si stenta persino a collocare in agenda. Certo, queste iniziative, in particolare il nuovo approccio umanitario, sono senz’altro positive: esse resteranno però insufficienti in assenza di un coinvolgimento forte della società civile.

Le prese di posizione per bandire la "Bomba", basate sull'ovvio riconoscimento che esiste un diritto alla sopravvivenza della specie quale logico presupposto del diritto, espresso dalla Carta dell’ONU, di vivere con dignità come persone, dovrebbero coinvolgere tutti gli ambiti di lavoro e di vita, varcando ogni frontiera, unendo credenti di tutte le fedi e non credenti, mettendo in primo piano la comune umanità di tutti, come già ci invitava a fare lo storico appello di Albert Einstein e Bertrand Russell più di mezzo secolo fa.

E' un’urgenza, quella del disarmo nucleare totale, di priorità assoluta, che è responsabilità di tutti affrontare e risolvere. Come ebbe a dire JF Kennedy : "Occorre eliminare queste armi mostruose prima che esse ci eliminino". La responsabilità della nostra generazione è quella di impedire un crimine immenso, irreparabile, assoluto, cui ci richiama il recente ed accorato monito di Stéphane Hessel ed Albert Jacquard, due grandi personalità pacifiste appena scomparse, quale un testamento, nel loro ultimo libro : "EXIGEZ ! un désarmement nucléaire total".

Solo se saremo capaci di metterci insieme, di agire localmente e fare rete globalmente, di portare in campo la forza unitaria dei popoli e dell’unità popolare, di imporre ai governi le trattative e gli accordi sulla base della fiducia reciproca che mai hanno veramente condotto, riusciremo, con la denuclearizzazione, ad assicurare un futuro alla vita umana su questo Pianeta. Dobbiamo fare in modo che emerga un vero e proprio tabù riconosciuto e codificato contro l'uso dell'arma nucleare, e quindi del suo stesso apprestamento, così come siamo stati capaci di fare con le armi chimiche, verso le quali il profondo orrore morale che suscita l'idea del loro impiego ha portato al loro bando giuridico assoluto, sancito dal diritto internazionale.

Noi, sottoscritti, avendo preso atto delle conclusioni della conferenza di Vienna (Austria), svoltosi l’8 e il 9 dicembre 2014, in previsione del nuovo appuntamento di New York, di revisione del TNP, lanciamo al governo italiano un appello per la prosecuzione coerente dell’impegno e della lotta per la messa al bando delle armi nucleari basato sul riconoscimento del disarmo delle testate non come concessione da chiedere ma come vero e proprio diritto da esigere. Appello questo che raggiunge e sostiene quello internazionale della più vasta campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons).

L'Italia potrebbe, in questo "percorso umanitario" e "giuridico" verso il disarmo nucleare, svolgere un ruolo più che attivo, possibilmente trainante, per conseguire in sede internazionale una conquista di civiltà universale, un baluardo nella lotta per il progresso della forza del diritto che subentra al diritto della forza, molto più fondamentale di altri già incardinati per merito della nostra azione diplomatica (si pensi alla moratoria sulla pena di morte o alla Corte penale internazionale).

Esigiamolo come diritto, questo disarmo, ed otteniamolo subito per dare una reale opportunità, mediante la continuazione del flusso della vita e del progresso sociale, alla pace nella giustizia : quel sogno collettivo di fratellanza che da sempre è nel cuore del genere umano.  

Primi firmatari del testo che ha recepito i suggerimenti di Michele Di Paoloantonio: Mario Agostinelli (Energia Felice) - Luigi Mosca (Armes nucléaires stop) - Alfonso Navarra (Campagna OSM-DPN) – portavoci di "ESIGIAMO il disarmo nucleare totale"
info: locosm@tin.it www.osmdpn.it www.energiafelice.it cell. 340-0878893 335-1401703

Antonia Sani (WILPF Italia – Lega internazionale di donne per la pace e la libertà - antonia.sani@alice.it cell. 349-7865685)

Emanuele Patti (ARCI Milano) – Antonio Pizzinato (ANPI Lombardia) - Laura Tussi (Progetto "Per non dimenticare" - Città di Nova Milanese e Bolzano) – Laura Greco (A Sud) - Alessandro Marescotti (PeaceLink)

Alex Zanotelli - Alberto L’Abate – Matteo Soccio – Maria Luisa Gizzio - Lidia Menapace – Domenico Gallo – Daniela Padoan – Massimo Aliprandini - Luciano Zambelli - Giovanna Pagani - Angelo Baracca - Tiziano Cardosi - Patrick Boylan - Marco Palombo - Fabio Corazzina - Roberto Del Bianco - Vittorio Pallotti - Sancia Gaetani - Enrico Peyretti - Ada Donno - Patrizia Sterpetti - Manlio Giacanelli - Joachim Lau - Silvana Pisa - Fabio Corazzina - Paolo Candelari - Alessandro Capuzzo - Giorgio Nebbia - Anna Polo - Antonino Drago - Francesco Lo Cascio - Giuseppe Luigi Bruzzone

Deputati e Senatori aderenti: Robetto Cotti, Giulio Marcon, Giuditta Pini, Giorgio Zanin, Donatella Duranti, Paolo Bolognesi

 

Nota bene

Un incontro, in data 9 dicembre 2014, si è svolto, durante la conferenza di Vienna, con il plenipotenziario per il disarmo del MAE (Ministero degli Affari Esteri) Giovanni Brauzzi. Una delegazione, formata da Luigi Mosca e Alfonso Navarra, ha proposto che un "Tavolo disarmista" affianchi la diplomazia governativa verso New York 2015, se c'è accordo sulla linea di firmare subito, con chi ci sta, un bando delle armi nucleari analogo a quello delle armi chimiche. E' importante, in questo senso, la disponibilità dell'IPPNW, organizzazione Premo Nobel per la pace 1985, promotrice della Campagna internazionale ICAN. Questo "Tavolo" che dovrebbe garantire a New York, e oltre New York, un ruolo propositivo e trainante dell'Italia, sia "istituzionale" che "civile", andrebbe integrato anche con Parlamentari per il disarmo nucleare.

Questa proposta andrebbe ora confrontata direttamente con il nuovo Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, subentrato a Federica Mogherini.

.Una seconda richiesta di incontro sta per essere indirizzata alla Ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Il punto che si intende proporre è la denuclearizzazione del modello di difesa, reso attuale dall'ammodernamento delle "tattiche" B-61 (Ghedi, Aviano) strettamente collegato al dispiegamento degli F-35.

Tutta questa azione su diversi livelli e dimensioni è basata sul presupposto che sensibilizzazione di base e coinvolgimento istituzionale debbano andare di pari passo: il disarmo nucleare non è solo un "tema" da approfondire culturalmente, ma un gravissimo "problema", da affrontare, insistiamo, non in termini di "necessità", ma di "diritto", cui urge dare una soluzione con provvedimenti politici e giuridici concreti (e quindi con atti che coinvolgano pienamente la responsabilità dei decisori).

Non c'è tempo di aspettare che si realizzino le nostre idee di Donne e Uomini Nuovi: dobbiamo salvarci tutte e tutti insieme così come siamo, con i nostri limiti e difetti, con le nostre convinzioni più o meno giuste, ma attingendo - questo è necessario! - alla parte migliore di noi stessi.

L'incontro svoltosi a Roma il 18 dicembre 2014 presso il CESV - per fare il bilancio di Vienna ed individuare i nostri nuovi compiti - ha proposto le seguenti linee di azione:

1- Continuare, come si è detto, la pressione sul Ministero degli Esteri. Non soddisfa la linea di "mediazione tra Stati nucleari e Stati non nucleari" espressa a Vienna dal delegato del governo (che però ha voluto "consultare" prima del suo intervento i portavoce di ESIGIAMO! Alfonso Navarra e Luigi Mosca).

L’Italia deve essere presente a New York (aprile-maggio 2015) con posizioni completamente riorientate e molto più chiare perché non è più possibile accontentarsi dei "piccoli passi" consentiti nella "gabbia" del TNP, ma occorre responsabilizzare l’Assemblea generale dell’ONU: si deve arrivare in tempi brevi e certi ad una Convenzione per l’eliminazione delle armi nucleari analoga a quella in vigore per le armi chimiche.

2- Avviare, anche questo lo si è detto, una nuova iniziativa verso il Ministero della Difesa (appello e lettera al Ministro Pinotti) per ESIGERE! La rimozione delle B-61 (atomiche USA a Ghedi ed Aviano in via di aggiornamento per la loro trasportabilità sugli F-35) ed eliminare il "rischio nucleare" dai porti italiani, dove attraccano portaerei e sommergibili a propulsione atomica, a volta carichi di armi nucleari.

3- La questione del diritto alla sopravvivenza, dell’essere liberi dalla minaccia nucleare, del diritto alla pace (ne ha accennato lo stesso Papa Francesco nella sua missiva alla Conferenza di Vienna) deve essere sottoposta all’attenzione della Commissione Diritti Umani del Parlamento, con la quale va chiesto un incontro.

4- La Carta per un mondo libero dalle armi nucleari, dietro nostro impulso, sarà discussa ed approvata dal MUN (Model of United Nations) di Milano in occasione dell’incontro internazionale organizzato dall’11 al 14 marzo 2014. Questo percorso didattico, che vede protagonisti ragazzi e ragazze dei licei, è di grande importanza culturale e va proposto ad esempio, perché sia raccolto ed esteso, nel lavoro formativo nelle scuole.

5- Dovremo fare tesoro delle testimonianze espresse dai sopravvissuti ai test atomici, che hanno lanciato a Vienna il loro SOS sugli effetti delle radiazioni nucleari che mietono più vittime – ed in quantità molto maggiori di quanto comunemente non si pensi - tra le bambine e le donne. Il legame tra nucleare militare e nucleare "civile" va sempre tenuto presente, come ci ricorda la materialità della sofferenza dei corpi colpiti e devastati, e devono essere pensate iniziative legali da parte della società civile, con le donne protagoniste. Le Isole Marshall possono fare da esempio.

6- L’esigenza di non finanziare le armi nucleari deve essere oggetto di iniziative specifiche anche in Italia, sulla base di una campagna lanciata dall’organizzazione PAX olandese.

7- La denuclearizzazione in cui siamo impegnati può portare un contributo di consenso popolare, sulla base del referendum vinto nel 2011, alle campagne anti-NATO che sono in corso di discussione, nell'auspicio che riescano ad evitare  impostazioni nazionalistiche ed ideologiche. Poiché vogliamo un'altra Europa, promotrice di pace, ecco che come europei (ed europeisti) dobbiamo organizzarci per sciogliere in prospettiva la NATO che non ha alcun senso sopravviva al Patto di Varsavia.

 

LA COP 21 DI PARIGI : BILANCIO E PROSPETTIVE DEI « DISARMISTI ESIGENTI »

PROGETTO DI « DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UMANITA’» : ANCHE NOI VOGLIAMO E DOBBIAMO CONTRIBUIRVI

VERSO GINEVRA (ONU) NEL 2016: ESIGIAMO IL BANDO DEGLI ORDIGNI NUCLEARI !

Alfonso Navarra

(Comunicazione del 23 dicembre 2015)

Antinucleari a Parigi in missione per il "diritto" al disarmo nucleare. La nostra delegazione di "disarmisti esigenti" (in particolare Mario Agostinelli ed Heidi Meinzolt ed altre attiviste WILPF – Anna Lisa Milani, Anita Fisicaro - all’inizio, Luigi Mosca e Alfonso Navarra, presenti nella fase finale) ha partecipato ai lavori della COP 21 di Parigi – la Conferenza ONU sul clima che si è svolta dal 30 novembre al 12 dicembre 2015. Avevamo un compito preciso, rafforzato dal voto della Camera dei deputati del 26 settembre 2015, che ha approvato una mozione di Sinistra Italiana, primo firmatario Filiberto Zaratti, anche ispirata da noi: riuscire a far emendare, includendo il riferimento alla guerra nucleare, la "Carta dei diritti dell’Umanità" che si presumeva che il presidente francese François Hollande avrebbe lanciato dalla conferenza stessa.

(Nota bene. La documentazione relativa alla giornata di discussione alla Camera: "COP21 La sfida che non si può perdere – L’Italia e l’Europa verso la Conferenza di Parigi", è rinvenibile alla URL:

Qui si possono trovare le comunicazioni del Governo a partire da pag. 1 e la discussione relativa alle risoluzioni presentate. A pag. 50 si legge: "La Camera approva con 159 si’ e 74 no". Ciò riguarda la risoluzione di nostro interesse che è la 6-00178, riformulata ben due volte nel corso di seduta, e se ne puo’ trovare il testo integrale nell'allegato A del quale si riporta qui sotto il link:

Si deve andare alle pag. 41 per il primo testo e pag. 46 per il testo modificato).

 

Già comunque, prima di partire, avevamo valutato la non attendibilità di Hollande quale interlocutore disponibile ad ascoltare e recepire la nostra proposta, causa una politica della Francia fortemente pro-nucleare, nel campo militare ma anche nel campo civile, sottolineata da questo Paese in tutte le sedi internazionali. Per questo abbiamo richiesto via mail un incontro con il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, possibilmente ma non necessariamente nei giorni della COP 21, pensando ad un suo possibile appoggio – fondato sulle sue prese di posizione – ad una risoluzione delle Nazioni Unite relativa ad una Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Umanità. Dovremo ora scrivergli in modo più formale e darci da fare per riuscire ad ottenere un appuntamento.

A Parigi è però successo che Hollande non ha lanciato, come in precedenza aveva annunciato, la sua "Carta" prendendosi invece il tempo di proporla come risoluzione dell'ONU: ed ora non ci interessa stare ad arzigogolare sui motivi di questo suo tentennare (si visiti il sito: ). Ragion per cui – questo è l’essenziale dal nostro punto di vista "tattico" - non abbiamo avuto l’appiglio di base a cui agganciarci per inserire il nostro discorso sul nucleare. Né abbiamo potuto contare su una altra sponda possibile da parte del governo italiano che, nella sua attività durante la COP di Parigi, ha bellamente ignorato le sollecitazioni antinucleari che gli provenivano dalla mozione di Sinistra Italiana. Il governo italiano ha seguito la COP di Parigi – nella blindatissima "zona blu" di Le Bourget - con il ministro dell’ambiente Paolo Galletti (dopo una breve comparsa del premier Matteo Renzi); il quale, con l’aiuto dei suoi "sherpa", ha negoziato, per quanto ne sappiamo, riferendosi solo ad una problematica di ambientalismo ristretto, compartimentato e riduttivo.

Galletti si è unito al coro del trionfalismo generale rispetto all’accordo venuto fuori dal meeting di Parigi: e lo leggiamo sul sito ufficiale del suo Ministero, nel contesto delle sue scontate vanterie sull’impegno ed i risultati dell’Italia ():

"Considero una grande vittoria italiana ed europea la decisione che vincola tutte le nazioni del pianeta a darsi l'obiettivo di contenimento entro 1,5 gradi centigradi del riscaldamento globale".

In realtà a Parigi, per la precisione, è venuta fuori questa formulazione, nell’art 2 dell’accordo:

"(la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico è da rafforzare) attraverso il contenimento dell’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2° Celsius rispetto ai livelli pre-industriali ed il proseguimento degli sforzi per limitare l'aumento della temperatura di 1,5° Celsius rispetto ai livelli pre-industriali".

L’obiettivo dei tagli fisici di CO2, va chiarito, non è affatto vincolante (entro il 2030 dovrebbero essere emesse, per stare in sicurezza, non più di 40 miliardi di tonnellate, mentre con i trend attuali si arriverebbe a 70 miliardi) proprio per permettere agli Stati Uniti di sottoscrivere l’accordo bypassando l’opposizione della maggioranza repubblicana al Congresso USA. Ma il nostro scopo, al momento, non è di esaminare il tasso di fumosità dell’accordo di Parigi in rapporto al suo reale contenuto in arrosto.

Ci interessa di più rimarcare che nel testo finale la parola "nucleare" non la si trovi nemmeno con il lanternino: il che significa, prendendo il lato positivo della faccenda, che, valutandone l’impopolarità pubblica, non si è tentato di rendere palese la proposta del nucleare civile come contributo di soluzione dell’emergenza climatica. La lobby nucleare, che ha sponsorizzato la COP 21 investendo in essa milioni di euro (in particolare EDF ed Areva, vale a dire l’equivalente di ENEL e Ansaldo-Finmeccanica in Francia), si è fatta sentire più attraverso le iniziative collaterali come ad es. il grande Forum sull’innovazione tecnologica, cioè l’adunata dei grandi manager di Stato e delle multinazionali energetiche, che si è tenuto addirittura all’interno dello Stadio di calcio di Parigi!

Per questo risultato – non si cita il nucleare tra le energie "pulite" - dobbiamo registrare il successo della pressione della Rete "Sortir du Nucléaire" e di altre ONG e organizzazioni di base; pressione che si è espressa con la "disobbedienza civile" al divieto di manifestare durante lo stato di emergenza ottusamente decretato dal governo francese dopo gli attentati terroristici del 13 novembre scorso. Difatti abbiamo visto una iniziativa di catena umana (la "red line" per la giustizia climatica, promossa anche da ATTAC, 350.org, Confédération Paysanne, ed altre 130 organizzazioni di base) programmata per – relativamente – pochi, trasformarsi, il 12 dicembre 2015, a dispetto della mancata autorizzazione, in un corteo di massa con decine di migliaia di persone "ecopacifiste" marcianti festosamente dall’Arco di Trionfo verso la Tour Eiffel.

Sortir du Nucléaire dopo la manifestazione del 13 dicembre ha emesso il seguente comunicato: "Di fronte alla lobby nuclearista, noi proseguiamo la nostra mobilitazione contro questa tecnologia mortifera, che ci funesta da 70 anni, riaffermando che non può rappresentare una soluzione al riscaldamento climatico. Al posto di svoltare verso una vera transizione energetica e climatica, la Francia prolungherà la vita delle sue vecchie centrali e costruirà nuovi EPR. Noi continueremo a denunciare questa scelta criminale".

Sarebbe il caso – a nostro parere – di adottare una prospettiva di mobilitazione più europea ed europeista (c’è sul tappeto la proposta di Energia Felice del Network antinucleare europeo); e di rendere più chiaro ed esplicito l’impegno di lotta anche e soprattutto contro il nucleare militare, che nel 2016 ci aspetta con scadenze sicuramente importanti.

Per cominciare, il tema dei "diritti dell’Umanità" e del "diritto al disarmo nucleare" quale precondizione del "diritto alla pace", non si vede perché non debba essere portato avanti da noi, disarmisti esigenti e gente di buona volontà, con una impostazione più coerente e credibile rispetto a quella concepita dagli intellettuali francesi pro-nucleare.

L’asse italo-francese costruito al Seminario di Villarfocchiardo (25-26 settembre 2015) potrebbe attivarsi per redigere una "Dichiarazione dei diritti dell’Umanità" che sia in grado di focalizzare per bene la gerarchia delle minacce che gravano sulla testa di tutti: nell’ordine, la minaccia della guerra nucleare, che può compiere un ecocidio in pochi minuti anche, disgraziatamente, nello stesso momento in cui qualcuno sta leggendo queste righe; la minaccia del riscaldamento climatico, cui occorrono 100 anni per estinguere, in una prolungata agonia, la nostra specie; la minaccia della diseguaglianza sociale, alla base di sofferenze (anche con esito mortale), miserie e guerre che subiamo da secoli (millenni!) e potremmo continuare a subire per altrettanti secoli (con il rischio che faccia cortocircuito con le minacce militari ed ecologiche sopra richiamate).

Potremmo anche coinvolgere, se ci stanno, i ragazzi ed i docenti del MUN-Milano, in questo lavoro di redazione della Dichiarazione, che dovrebbe dare un coronamento alla cultura della Pace del XXI secolo, assumendone i 4 pilastri individuabili: 1) internazionale dell’Umanità 2) ammissione della comune figliolanza dalla Madre Terra e quindi responsabilità comune verso l’equilibrio ecosistemico cui apparteniamo; 3) eguaglianza di diritti nella società del diritto (nel riconoscimento delle differenze a partire dalla differenza di genere); 4) nonviolenza.

Dovremmo puntare ad un qualcosa che esprima la nuova identità delle cittadine e cittadini del mondo ed aspiri ad una dimensione storica come base per un patto sociale di lunga durata, cui conformare il diritto internazionale e le sue istituzioni.

Questo percorso culturale parallelo potrebbe rafforzare ed accompagnare l’impegno che ci attende nel 2016 (e negli anni seguenti) rispetto a quanto seminato con l’Iniziativa Umanitaria - capofila l'Austria - per il disarmo nucleare (siamo arrivati ai 139 Stati aderenti) e alla necessità che sbocchi quanto prima nel coraggio di chi comincerà a partire subito, senza aspettare tutti gli altri, con un Trattato per l’abolizione delle armi nucleari.

E’ una necessità che dovremo sollecitare nell’Open-Ended Working Group (OEWG) dell’ONU sul disarmo nucleare, stabilito con 135 voti favorevoli, 12 contrari e 33 astensioni, nell'ultima sessione dell’Assemblea Generale tenutasi a New York da settembre a novembre, (quella in cui abbiamo avuto la sorpresa della proposta, forse demagogica, ma comunque importante, del Giappone per l'abolizione delle armi nucleari), che aprirà i suoi lavori a Ginevra all'inizio del 2016. E' positivo il fatto che questo gruppo di lavoro non abbia adottato il principio dell'unanimità e quindi forse avrà più spazio per procedere nel senso del "pledge" di colmare il gap giuridico che caratterizza le armi nucleari rispetto alle altre armi di distruzione di massa proibite.

Possiamo affermare con fondati presupposti che il bando delle armi nucleari è ormai un tema all’ordine del giorno, fa parte dell’agenda "calda" dei negoziati internazionali, potrebbe essere a portata di mano: il nostro approccio culturale sul "diritto al disarmo nucleare" (perché non si può mettere a rischio la sopravvivenza dell'umanità) può, crediamo, contribuire a che la pressione per la proibizione, e l'eliminazione, degli ordigni nucleari, da parte di ICAN, WILPF, di IPPNW, IALANA e di altre organizzazioni della società civile internazionale, risulti più chiara, decisa ed efficace.

E' un disarmo che abbiamo non solo da "richiedere" ma propriamente da "rivendicare" (ESIGERE!), tanto più se siamo riusciti a togliere culturalmente, con una presa d'atto di buon senso dei veri pericoli che corriamo, e con una individuazione del soggetto reale (l'Umanità) cui va riconosciuta la sovranità globale, ogni tipo di giustificazione, anche temporanea (vedi TNP), alla tragica illusione della "deterrenza".

Ci conforta, in questo senso, la buona notizia del voto del Parlamento dell’Ecuador, che il 15 dicembre 2015, con la consulenza dell’ICAN, ha approvato l’orientamento per la messa al bando delle armi nucleari auspicando, nella sua mozione, che "il gruppo di lavoro aperto (per il disarmo di Ginevra -ndr) giunga a conclusioni che portino ad aprire negoziati su un trattato per la proibizione ed eliminazione delle armi nucleari".

L’America Latina, dobbiamo prenderne atto, è proprio all’avanguardia degli sforzi mondiali per arrivare a un trattato di proibizione delle armi nucleari: ma noi siamo qui a spingere perché anche dalla "vecchia" Europa, ed in particolare dall’Italia, l’anno che verrà porti con sé la decisione di andare avanti con passi da gigante verso il Trattato che – non è retorica sostenerlo! - impedirà all’Umanità di suicidarsi. Buon Anno 2016, verso il disarmo nucleare subito, a tutte e tutti noi!

 

  GENTILI DEPUTATE E DEPUTATI, SENATRICI E SENATORI   LETTERA APERTA  DEL 28 APRILE 2016

L'Italia si schieri con il fronte antinucleare a Ginevra (OEWG dell'ONU) e coerentemente rimuova tutte le armi nucleari dal proprio territorio 

L’Italia si prepara ad accogliere nelle basi di Ghedi ed Aviano le nuove, costose bombe atomiche statunitensi B-61-12, per quello che se ne sa una 70ina, in sostituzione delle attuali B-61, bombe che saranno montate sui caccia-bombardieri F35 in via di acquisizione. Esse, teleguidate e non semplicemente a gravità, hanno capacità anti-bunker che abbassano la soglia dell’uso nucleare, cioè sono adatte ai piani NATO per il cosiddetto “first-use”, dottrina mai abbandonata contro il “nemico russo” di sempre, applicazione del concetto strategico di “guerra nucleare limitata”. Allo stesso modo gli F-35 erediteranno le funzioni che attualmente assolvono i Tornado nella “condivisione nucleare NATO”, che coinvolge anche Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Né va ignorato il via-vai mediterraneo di navi e sommergibili USA, che possono – “non confermate né smentite”, secondo la formula ufficiale -trasportare armi nucleari, negli 11 porti italiani ufficialmente “nucleari”. Mentre nel mondo gli Stati non nucleari a Ginevra, con l’Open Ended Working Group dell’ONU (la seconda sessione si concluderà il 13 maggio pv), forzando la “gabbia” del Trattato di Non Proliferazione, pongono finalmente sul tappeto delle decisioni internazionali urgenti un Trattato per l’interdizione delle armi nucleari, AUSPICHIAMO che l’Italia, Paese dalla Costituzione identitariamente “pacifista”, contribuisca da subito al disarmo nucleare mondiale. Questo significa impegnare il nostro governo: 1)  a sganciarsi dalla subalternità nei confronti delle potenze nucleari e a schierarsi con gli Stati – già la maggioranza dei membri ONU!- che hanno sottoscritto l’Impegno Umanitario e che hanno, per così dire, su proposta del Messico, “strappato” l’OEWG all’ultima Assemblea generale (dicembre 2015); 2)  a rimuovere unilateralmente dal nostro territorio, quale primo passo nella direzione giusta della denuclearizzazione generale e globale, qualsiasi arma nucleare e a non consentirne su di esso il trasporto o qualsiasi altra attività connessa. E', tra l'altro, quanto a suo tempo chiese la proposta di legge di iniziativa popolare n.172 del 26.7.2007  "Per un futuro senza atomiche" che raccolse più di 67.000 firme e fu consegnata alla presidenza della Camera il 27 marzo 2008 (finendo poi per giacere nei cassetti).     Dobbiamo comprendere che qualsiasi forza di dissuasione è in realtà una illusione mortale (suicidaria!), dato che la guerra nucleare può essere scatenata persino "per incidente, per caso o per errore"; e che possedere ed ospitare armi nucleari costituisce oggi un fattore potente di riarmo e di proliferazione. Secondo gli scienziati atomici non abbiamo tempo da perdere, ci troviamo oggi a 3 minuti dalla Mezzanotte nucleare, e dobbiamo essere consapevoli che siamo – tutta l’Umanità – per la quale il disarmo nucleare deve diventare un “diritto” – sulla stessa barca! Il parlamento italiano – è la richiesta che vi rivolgiamo – deve discutere ed emanare – in vista della sessione di maggio a Ginevra - degli atti di indirizzo in questo senso per il governo e la sua diplomazia più univocamente espliciti di quelli finora approvati. La stessa UE, che ha a capo della PESC Federica Mogherini, deve essere investita della problematica antinucleare senza mezzi termini, anche perché è dovere di tutti gli italiani ad ogni livello dare esecuzione in tutte le sedi al voto popolare contro il rischio “atomico”, espressosi nel referendum del giugno 2011.   I nostri auguri di buon lavoro,  

ALEX ZANOTELLI – Alfonso Navarra – Antonia Sani – Luigi Mosca – Giovanna Pagani – Ennio La Malfa – Giuseppe Bruzzone – Laura Tussi – Fabrizio Cracolici – Mario Agostinelli –  28 aprile 2016   Altre firme su: www.petizioni24.com/esigiamo   Per info da parte dei "DISARMISTI ESIGENTI": ALEX ZANOTELLI Alfonso Navarra cell. 340-0878893           Email alfiononuke@gmail.com Antonia Sani- WILPF-Italia- cell. 349-7865685       Email antonia.sani@alice.it   

 


Esigiamo il disarmo nucleare    Contatta l'autore della petizione

Firma questa petizione

Firmando, autorizzo Esigiamo il disarmo nucleare a trasferire le informazioni che fornisco in questo modulo a coloro che hanno facoltà su questo argomento.

Non mostreremo il vostro indirizzo email online pubblicamente.

Non mostreremo il vostro indirizzo email online pubblicamente.








Annunci pubblicitari a pagamento

Promuoveremo questa petizione a 3000 persone.

Per saperne di più...