CINTURA di PROTEZIONE per IL PROGETTO DI PIAZZA VERDI LA SPEZIA

Pino Domestico

/ #86 Vi prego, la verità su Piazza Verdi

2013-08-12 17:57

I pini non sono un pretesto: sono lì dagli anni 30 e costituiscono una parte fondante della facies storica della piazza . Una perizia errata allegata al bando di concorso per la riqualificazione della piazza, post datava i pini agli anni cinquanta. La redattrice della perizia ha pubblicamente ammesso il proprio errore. Il progetto Vannetti Buren , che prevede l’abbattimento degli alberi, è stato selezionato proprio grazie a questo errore. .Gli esiti della perizia di valutazione della stabilità dei pini , perizia stranamente richiesta solo dopo la sospensione del progetto, sono stati pubblicati ieri: alcuni sono malati altri no. Ma se questi alberi fanno parte della facies storica della piazza, allora bisognerebbe sostituire quelli eventualmente abbattuti con altri analoghi e non con portali in cemento ed acciaio policromo.

E’ vero che è stato aperto un cantiere, ma limitatamente al lato mare della piazza, per eseguire lavori di ri pavimentazione e di collocazione di nuovi sotto servizi (acqua, gas), che ha peraltro causato l’eliminazione di una fila di oleandri e di aranci. La Sovrintendenza dei beni archeologici di Genova il 25 maggio 2012 ha dichiarato che la progettazione dell’opera è stata effettuata in totale difformità con la vigente normativa in materia di vincolo archeologico. Vi sono state lacune e carenze in fase istruttoria: la Sovrintendenza aveva dato autorizzazione al progetto , subordinandola alla verifica dell’interesse culturale della piazza, ai sensi dell’art 12 dei Codice dei Beni culturali. Poiché tale verifica non è stata compiuta, la Sovraintendenza, , in ritardo, il 17 giugno 2013 ha sospeso i lavori, i sensi dell’art 28, comm1, 2 del citato Codice.

La riqualificazione della piazza, non necessaria, specie se confrontata ad altre realtà veramente degradate della città, fin dall’inizio fu imposta ai cittadini, senza alcuna possibilità di dibattimento: subito dopo la presentazione del progetto Buren Vannetti, risultato vincitore, migliaia di cittadini presentarono un appello contro la sua realizzazione. Altre centinaia di firme sono state raccolte nel 2013.

Il comitato non è composto “da falsari, squallidi approssimatori, mentitori, disinformatori, intimidatori (…) ambientalisti esauriti e usurati (…) regressori antidemocratici , promotori di sedicente partecipazione portatori di piccoli asti politici, ambiziosi frustrati (…) propugnatori di una città chiusa in se stessa (…) meschini rivolgitori di sguardo all’indietro”, come ha dichiarato il sindaco della Spezia Massimo Federici in consiglio comunale l’11 luglio scorso, ma da cittadini di orientamenti politici differenti .Tra di loro, che qualcuno vicino al sindaco ha addirittura assimilato ad esponenti della destra estrema , molti hanno votato alle ultime elezioni per Federici il quale, in campagna elettorale, dichiarò che il progetto in questione sarebbe stato accantonato, data la grave crisi economica in cui il paese e la città versano. Non una minoranza rumorosa, composta da “contestatori che hanno usato mezzi faziosi e manovre politiche”, ma un gruppo di cittadini, che, con mille difficoltà ha cercato di far sentire le proprie ragioni.

Le ragioni del no, infatti, non sono soltanto estetiche e funzionali( non è stato presentato un nuovo piano del traffico e per risolvere il problema dei parcheggi si è trovata la soluzione di aprire alle auto i giardini pubblici del lungomare): hanno anche origini etiche, politiche ed economiche. L’economia cittadina ristagna dalla fine degli anni ottanta; il Comune, che riesce a far fronte con sempre maggior difficoltà ai bisogni sanitari ed educativi dei propri cittadini, ha già richiesto un prestito di 950.000 euro per realizzare il progetto che avrà inoltre costi di mantenimento altissimi. Si ritiene perciò “indecente” investire le esigue risorse pubbliche in un’opera del tutto superflua, visto che la piazza avrebbe al massimo bisogno di una semplice ripavimentazione.

Il sindaco e la sua giunta hanno scelto la linea dell’intransigenza, del noi tireremo dritti, rimanendo sordi alle proteste popolari, chiamando condivisione una mera imposizione dall’alto, ratificata da circoscrizioni addomesticate , mentre il pubblico in sala, rumoreggiava sgomento, senza diritto di parola.

Le opere architettoniche devono essere gradite ai committenti ed in parte adeguarsi al loro gusto ed alle loro esigenze. Perché saranno loro e non i progettisti a fruirne. Ed i committenti in questo caso sono gli spezzini, volgo gretto, ignorante, insensibile alla bellezza, indifferente all’arte e non un’elite colta e raffinata di politici e dirigenti comunali che vorrebbero fare della Spezia la capitale di un nuovo Rinascimento.