Teniamo lontana la censura - La cultura è un farmaco, non veleno

La cultura è un farmaco, non veleno

Armiamoci di pace, teniamo lontana ogni pulsione di censura

 

La cultura può e deve unire, costruire ponti tra i popoli, non dividere.

La nostra Comunità Europea si è trovata da subito compatta nell’opporsi all’invasione dell’Ucraina, condannando, insieme alla guerra, l’attuale regime autocratico russo e la repressione del dissenso ad esso connaurata, esercitata attraverso una radicale negazione della libertà di parola e di espressione. Libertà che sono invece le radici dei nostri valori e della nostra identità. Ma rivendicare e marcare la differenza deve tradursi in atti ed azioni concrete, cedere alla contrapposizione nefasta e mortifera della guerra sarebbe una sconfitta.                                                           Sono libertà fragili e vanno protette: soprattutto ora occorre vigilare.

Leggiamo con grande tristezza e preoccupazione della recente cancellazione della presenza dei ballerini russi prevista al Gala Internazionale di danza Pace for Peace al Teatro Arcimboldi di Milano; una partecipazione di artisti russi e ucraini – insieme - che avrebbe restituito un messaggio forte e un’immagine importante di dialogo e convivenza possibile e pacifica in difesa della stessa pace, un’immagine da contrapporre alle tante di distruzione che quotidianamente riceviamo. Leggiamo della sostituzione del Lago dei cigni del russo Tschaikowsky con Giselle in programma il 25 Aprile al Bellini di Napoli. Leggiamo della cancellazione a Lonigo, in provincia di Vicenza, di un balletto dei ballerini dell’Opera di Kiev su musiche di Tschaikowsky. E ancora: il corso di Paolo Nori su Dostoevskij alla Bicocca di Milano non è stato cancellato solo grazie al tempestivo intervento della Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa. Occorre vigilare.

Se l’opposizione del Ministero della Cultura ucraino può essere comprensibile, noi, che ci diciamo portatori di una cultura dell’inclusività e del dialogo che abbiamo posto a fondamento della nostra Comunità Europea, non possiamo lasciare che nel nostro paese le logiche di una guerra alla quale ci opponiamo abbiano come conseguenza anche la cancellazione della cultura russa, che è patrimonio dell’umanità tutta, non l’emanazione dell’attuale governo russo. Gli artisti russi ai quali è stata negata la possibilità di danzare insieme ai colleghi ucraini, condividevano appieno le motivazioni delle manifestazioni in questione e avrebbero partecipato anche essi a titolo gratuito. Non andavano bloccati, andavano abbracciati.

Il mondo culturale italiano, i suoi artisti, il mondo accademico, le istituzioni, unito nella condanna dell’invasione dell’Ucraina e nel sostegno alla sua popolazione, intende continuare a farsi promotore di un dialogo, che deve essere sempre possibile. Non vogliamo e non dobbiamo alimentare l’odio tra i popoli, vogliamo che la cultura resti libero terreno di scambio e arricchimento, di confronto e di crescita comune, ancora di più nell’attuale situazione, complessa, tragica e ogni giorno più preoccupante.

L’arte e la cultura, per il loro carattere di universalità, sono e devono essere “arma” di pace. Armiamoci di azioni di pace.


Chiara Caselli - Rita Marcotulli    Contatta l'autore della petizione

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